SCHIAVI DELLE BANCHE – Intervista Avv. Marco Della Luna

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SCHIAVI DELLE BANCHE

(E ANCOR PIU’ DEL SISTEMA MONETARIO)

Il signoraggio bancario è la grande truffa grazie alla quale le élites mondiali governano il mondo. Intervista esclusiva all’Avv. Marco Della Luna, grande esperto del tema ed autore del bestseller “Euroschiavi”.

In tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo uno stuolo di esperti che abbraccia trasversalmente ogni nazionalità ed appartenenza politica, si affanna a cercare cause e possibili soluzioni e ad invocare una ripresa economica quale panacea di tutti i mali. Ma compiendo un’analisi del tema appena più approfondita ci si rende conto delle mille incongruenze non solo della cosiddetta crisi, ma anche e soprattutto di quel sistema monetario, strumento principe di governo delle oligarchie mondiali, che con la crisi ha molto a che fare. Abbiamo provato a fare il punto della situazione con l’Avv. Marco Della Luna.

 

Avv. Della Luna, con tutta evidenza in questo mondo c’è qualcosa che non va. C’è sempre più ricchezza, più produzione, più denaro (e questo nonostante la crisi), eppure siamo tutti sempre più indebitati, privati e Stati,  nei confronti delle banche. Come è possibile? Direi di partire subito svelando quello che è il meccanismo infernale che rende possibile tutto questo.

Ciò che dice non è solo possibile, è inevitabile, per una ragione aritmetica, una volta che si sia adottata la moneta-debito, cioè il tipo di moneta che quasi tutto il mondo ha adottato. Quello che Lei chiama “meccanismo infernale” è spiegabile, in termini semplici, come segue:

Tutta la liquidità esistente (composta all’8% di moneta legale, e per il 92% di moneta contabile bancaria, cioè prestiti) è generata mediante operazioni di indebitamento: lo Stato si procura denaro di nuova emissione dalla banca centrale emettendo titoli del debito pubblico oppure accendendo prestiti; le imprese, i privati, gli enti pubblici si procurano liquidità accendendo prestiti dal sistema bancario, che appunto ha il monopolio della creazione di denaro, di liquidità. Tutti questi prestiti sono gravati di interesse, perlopiù composto. Quindi se originariamente abbiamo 1.000 miliardi di liquidità complessiva con un corrispondente debito verso il sistema bancario di 1.000 miliardi capitale, dopo un anno al 10% di interesse avremo sempre 1.000 miliardi di liquidità, ma 1.100 miliardi di debito. Dopo due anni, 1.000 di liquidità contro 1.210 di debito. E così via. Se invece immaginiamo che ogni anno gli interessi passivi siano pagati, avremo che, dopo un anno, il totale del debito sarà 1.000 e il totale della liquidità sarà sceso a 900, perché 100 sono stati dati al sistema bancario in pagamento dei debiti. Dopo due anni, la liquidità rimasta sarà scesa a 800, e via così. In tal modo, si produce una scarsità, una rarefazione monetaria dell’economia, che genera insolvenze, disinvestimenti, disoccupazione, recessione.

Insomma, il sistema bancario pre(te)nde dalla società più denaro di quanto glie ne dà?

Sì, creando così uno sbilanciamento permanente. Quindi, in ogni caso, sarà necessario, per la società, accendere continuamente ulteriori debiti col sistema bancario per  procurarsi il denaro per compensare quello che deve pagargli per gli interessi passivi. Ciò è relativamente sostenibile finché il pil cresce adeguatamente, ma quando rallenta o si ferma o cala, scoppiano le crisi di liquidità, perché Stato, imprese e cittadini non riescono più a pagare gli interessi sui debiti accumulati. Non riescono, ben inteso, nel loro complesso, mentre singole imprese e singoli Stati ci riescono, in quanto più abili o forti nel finanziarsi e nell’attrarre a sé i liquidi (redditi e investimenti) rimasti in circolazione, sottraendoli agli altri. Questo è ciò che oggi si definisce “virtuosità”.

Tale sistema passa necessariamente attraverso una competizione folle, una lotta di tutto contro tutti, solo per stare a galla. Ma per quell’uno che riesce a rimanere a galla, o magari anche ad arricchirsi, è matematico che dieci affogheranno, con una percentuale crescente di coloro che si impoveriranno e in diminuzione di quelli che staranno a galla o si arricchiranno. Ciò che intendo dire è che globalmente l’impoverimento è inevitabile. E’ così?

E’ triste ma è esattamente così.

Quindi la quantità di liquidi esistente rimane sempre più indietro rispetto alla quantità di debito che si crea?

Sì, e quest’ultima cresce esponenzialmente, non linearmente, Crescendo il totale del debito, crescerà anche il totale degli interessi passivi da pagare annualmente, quindi anche la quota di reddito di tutti che deve essere destinata per pagare gli interessi passivi (quindi cresce il costo finanziario delle attività produttive), togliendola agli investimenti e ai consumi. Dopo breve tempo, per pagare interessi e rate di rimborso, è necessario contrarre nuovi debiti, sempre più intensamente. Ma il sistema bancario prende buona parte dei crediti che accumula, e che sa che non potranno perlopiù venir ripagati, e li cartolarizza e coriandolizza, cioè li trasforma in bonds, e li rifila a risparmiatori, fondi di investimento, fondi pensione, spacciandoli per sicuri o a basso rischio.  Questi titoli poi scoppiano in tasca a chi li ha comprati. Così hanno fatto coi mutui subprime e coi bonds Parmalat: una serie di gigantesche frodi bancarie. I governi e le autorità monetarie lo sanno e hanno lasciato fare anche perché inizialmente questo business aumenta il pil, sostiene i consumi, crea consenso sociale. Il boom economico degli USA di Clinton era questa cosa, e si è tradotto in una serie di bolle, ma solo in un secondo tempo. E la gente non ha le cognizioni per capire, collegare, prevenire.

Si può prevedere o ipotizzare quando tale sistema raggiungerà un punto di non ritorno? Con l’impoverimento cronico di una massa critica di persone a livello mondiale? Con l’esaurimento progressivo (e quindi l’aumento del costo) delle scorte primarie di materie prime fondamentali per l’economia?

Non c’è una risposta esatta a questa domanda. Mi pare però interessante riflettere non tanto sul quando quanto sul fatto in sé. E’ possibilmente cercare di prepararsi ad esso.

Può un simile sistema raggiungere la stabilità?

Non raggiunge la stabilità di mercato, perché è per sua natura sbilanciato e generatore di crisi. Le crisi si fanno tanto più frequenti, quanto più è sbilanciato. L’importante è capire che esse non sono anomalie, perturbazioni passeggere, accidenti evitabili. Si alternano fasi di gonfiaggio e fasi di collasso. La classe politica cerca di cavalcarle, cioè di trarre vantaggio sia dalle fasi di boom che da quelle di sboom. Cioè cerca di seguire la grande finanza. Per contro, questo sistema raggiunge la stabilità politica, nel senso che crea una dipendenza indissolubile della società verso il sistema bancario, quale monopolista di moneta e credito. Quindi assicura uno stabile governo della società attraverso gli strumenti della finanza.

Si dice che sono indebitati e i privati e gli Stati ma lo poiché lo Stato sono i cittadini, in realtà sono i comuni cittadini ad essere indebitati  due volte. Una volta per il debito che abbiamo contratto come privati (mutui per la casa, finanziamenti  per  la macchina o il divano), un’altra per i debiti dello Stato, debiti che poi dobbiamo pagare attraverso il prelievo fiscale e la miriade di tasse, imposte e balzelli vari che ci vengono imposti. Dico bene?

Sì, è così. Lo Stato e gli enti pubblici si indebitano, fanno spese e investimenti, assumono dipendenti, e inizialmente ciò crea benessere e consenso verso i politici, che quindi si rafforzano e realizzano i loro vari affari. Poi però l’indebitamento incomincia a farsi sentire, sempre più pesante, a causa dell’andamento esponenziale, e le finanze dello Stato, dei comuni, degli enti pensionistici, etc., vanno in crisi. E’ quello che da sempre succede con gli aiuti ai paesi in via di sviluppo o in difficoltà. Quando dalla fase della spesa espansiva si cade in quella del debito insostenibile, si impongono tagli della spesa e maggiore tassazione, nonché privatizzazioni. In tal modo,  attraverso il debito pubblico, anche le imprese e i cittadini più “bravi” possono venir attaccati nei loro guadagni e risparmi.

Tutto ciò che stiamo vivendo in questi anni, dalla tassazione crescente alle privatizzazioni selvagge, è dunque causato dal sistema della moneta-debito. E’ così?

Non al 100% ma in gran parte sì. Ed è una “gran Parte” sufficiente a rovinare la vita di miliardi di persone.

Questo meccanismo è anche responsabile della crescente diseguaglianza economica, ossia del fatto che quote sempre maggiori di reddito e di ricchezza si vanno concentrando in fasce sempre più ristrette di popolazione?

Esatto. Si tratta di meccanismi monopolistici, che concentrano una quota sempre maggiore di reddito e di ricchezza (compresi i crediti) nelle mani dei soggetti che partecipano al cartello che ha il monopolio della produzione dell’energia, delle materie prime e soprattutto del denaro e del credito, a scapito del resto della società, dei produttori di ricchezza reale, dei risparmiatori, degli emarginati. Su scala globale. In un mondo dominato dai grandi cartelli sovrannazionali, è automatico che la ricchezza, come il potere politico, si concentri nelle mani dell’élite proprietaria di questi cartelli, e che il resto della popolazione tenda all’impoverimento, come infatti da circa vent’anni sta avvenendo.

Immagino che questo monopolio si possa definire “monopolio del signoraggio”. Mi può spiegare tecnicamente con un esempio il signoraggio? Quando è nato il signoraggio classico e quando quello bancario moderno?

Tralasciando complessi discorsi teorici e storiografici, possiamo dire che il signoraggio classico è quello legato all’oro, mentre quello moderno  fa a meno dell’oro.  Ai tempi delle monete d’oro, il sovrano poteva emettere una moneta che conteneva un valore aureo di 50 ma le imponeva un valore “legale” di 100. In tal modo, il sovrano spende 50 per l’oro, ma ricava 100, quindi guadagna 50. Questo guadagno si chiama signoraggio. In una fase successiva, nel Rinascimento, il signoraggio prende la seguente forma: gli orafi, che custodiscono l’oro dei clienti in deposito nei loro forzieri, rilasciando ai clienti depositanti certificati di deposito delle quantità d’oro depositate, iniziano a emettere più certificati dell’oro che hanno effettivamente in deposito. Cioè, se hanno depositi per 100, sapendo che i depositanti, nell’insieme, ritirano al massimo statisticamente il 10%, emettono certificati per 1000: 100 per l’oro effettivamente depositato, e 900 come denaro che prestano a interesse. Questi certificati si chiamano note di banco, o banconote. Quindi, se hanno 100 di oro e prestano 900 al 10% annuo, incassano di interessi 90 all’anno, praticamente gratis. E questo è signoraggio da interessi. Inoltre, la creazione di quella liquidità di 900, che viene fatta a costo zero, è anch’essa un incremento patrimoniale, ossia un signoraggio. Il sistema bancario contemporaneo non usa più l’oro come copertura. Usa carta – cartamonete o bonds – oppure semplici crediti verso soggetti che appaiono solvibili anche se spesso non lo sono.

Signoraggio monetario e signoraggio creditizio?

Possiamo definire “signoraggio monetario” quello che realizzano i proprietari-gestori delle banche centrali di emissione, coll’emettere a costo zero moneta legale, ricevendo in cambio di essa titoli del debito pubblico. Possiamo invece definire “signoraggio creditizio” quello che le banche realizzano concedendo credito – operazione anche questa a costo pressoché nullo. Infatti le banche non è che prestino il denaro dei depositanti, il denaro della raccolta – che al 92% non è denaro vero e proprio, ma bonifici, assegni, etc., ossia creazioni contabili di altre banche, che le banche si girano tra di loro. Esse non prestano “soldi”. Quando erogano un “mutuo” non fanno altro che stampare un assegno circolare o eseguire un accredito elettronico o aprire una lettera di credito. Nessuna di queste operazioni richiede che la banca abbia una copertura in oro o beni patrimoniali reali. Quindi la banca crea liquidità dal nulla a costo zero e su di essa si fa pagare interessi

Lei afferma che noi in realtà non saremmo tenuti a pagare mutui e finanziamenti vari perché la banca non ci dà denaro ma solo impulsi elettronici. Mi può spiegare meglio?

In base all’art. 1813 del Codice Civile, non c’è mutuo se non c’è consegna di danaro. Il danaro è il danaro reale, ossia la moneta legale, le banconote. Poiché i mutui vengono erogati senza dare danaro, ma semplicemente stampando un assegno circolare o eseguendo un bonifico o altre operazioni contabili, a norma di legge i cosiddetti mutui sono irreali, quindi non c’è un capitale da rimborsare, e, non essendo stato mutuato danaro, non si devono pagare gli interessi. Qua e là, qualche giudice inizia ad ammetterlo.

Quali garanzie danno le banche quando ci danno dei soldi? Che cos’è o cos’era la riserva frazionaria?

Le banche non ci danno soldi, come ho spiegato, ma registrazioni contabili elettroniche, o pezzi di carta, come gli assegni circolari. Tutte queste scritture consistono nella promessa di pagamento di determinate somme di danaro, cioè in moneta legale, ossia banconote. La questione quindi è: Fatto 1.000 il totale delle promesse di pagamento di moneta legale emesse dal sistema bancario, compresi i libretti di risparmio e gli attivi dei conti correnti, quanta moneta legale hanno le banche nei loro depositi, per far fronte alle richieste di pagamento per contanti? Ebbene, mediamente hanno il 2 per mille. Ossia, se tutti andassimo a incassare per contanti i nostri libretti, assegni, attivi di conto corrente, etc., le banche potrebbero darci circa l’1,5 per mille. Cioè, in soldoni: assegni circolari e conti correnti sono, come insieme, pressoché totalmente scoperti. Ovviamente, in condizioni normali, una corsa alle banche per ritirare i depositi è altamente improbabile. E’ però avvenuta più volte nella storia, e nel 2008 con la Northern Rock. La riserva frazionaria, cioè che la banca possa erogare crediti per non più di, poniamo, 10 volte le proprie riserve, poteva esistere quando la banca aveva una garanzia effettiva, ossia riserve in oro o in altri beni reali, valute legali solide; oggi tali riserve sono “superate”. La banca di credito usa come riserva il proprio giro d’affari, il proprio rating, e, in ultima istanza, specialmente quando si lancia in speculazioni ampie e azzardate, i soldi dei contribuenti, che sono chiamati a ripianare le sue perdite. Oggi, sostanzialmente, la riserva, la garanzia delle banche, sono i contribuenti. E lo si è visto alla grande nei molti salvataggi di banche operati dalla mano pubblica.

Il che equivale a dire che i cittadini hanno salvato se stessi. Anche se in realtà ci siamo stretti la corda attorno al collo ancor di più…

Esatto

Dove vanno a finire i redditi da signoraggio? Compaiono almeno nei bilanci delle banche? Se no, allora è un utile netto. Non pagano nemmeno le tasse?

Quando creano mezzi monetari, vuoi emettendo moneta legale, vuoi creando moneta creditizia, le banche registrano nella loro contabilità un’uscita patrimoniale pari al valore capitale della creazione monetaria o creditizia eseguita, in modo da annullare il pari ricavo che realizzano. Cioè si comportano come se avessero un costo pari al 100% del valore monetario creato. Ma questo costo non esiste. In tal modo, le banche eludono il fisco e creano disponibilità extracontabili, che vengono gestite attraverso circuiti bancari internazionali che godono del diritto alla segretezza (diritto del Lussemburgo, delle Cayman Islands; prerogative di alcuni Istituti bancari speciali). La loro gestione rientra nella dark pool finance, ossia nella finanza non dichiarata, sotterranea, da cui partono gigantesche operazioni speculative su titoli, monete e altro. I gestori dei fondi d’investimento fanno finta di ignorare l’esistenza di questa dark pool finance, e non ne parlano ai loro clienti, che quindi potrebbero citarli in giudizio per danni. Anche le università non insegnano questa realtà. L’economia insegnata ufficialmente nasconde la realtà.

Ci può svelare quali sono gli organismi dietro il signoraggio?

Le banche centrali di emissione, i loro proprietari, i loro gestori. La Banca d’Italia è al 94,5% di proprietà di finanzieri privati, in buona parte stranieri. Le banche centrali di emissione di quasi tutto il mondo sono coordinate dalla Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea, la quale, come del resto la BCE, ha lo statuto internazionale di uno Stato sovrano, esente da ogni controllo politico, democratico, giudiziario, ma in condizione di esercitare controllo e guida sugli altri Stati. Anche l’IMF (Fondo Monetario Internazionale), la WB (Banca Mondiale) e il WTO (Organizzazione mondiale del Commercio) fanno parte dello schema.

Se le politiche dei governi sono di fatto imposte da questi organismi, questo significa che i governi non contano nulla e andare a votare altrettanto.

Esatto. I governi, i parlamenti, sono prestanome, parafulmini, facciate per il vero potere, che è quello del cartello monetario mondiale. Essi si prendono le responsabilità giuridiche,  politiche e morali verso la società civile per gli atti di un potere che non è loro.

Insomma, era meglio il Re?

Più o meno era la stessa cosa. I Re, i monarchi, da sempre o quasi svolgevano un ruolo analogo, cioè erano sudditi del potere finanziario. Le storie delle grandi monarchie sono storie di grandi debiti e insolvenze.

Questi organismi sono pubblici o privati?

Anche nei casi in cui, come la Banca d’Italia, hanno formalmente uno statuto di diritto pubblico (che però assicura una gestione del tutto privata), essi sono autocratici, ossia non rispondono esternamente. Sono organi della comunità finanziaria globale.

Chi li elegge?

Non sono elettivi. I loro dirigenti sono espressi dalla comunità bancaria  internazionale. Alle volte è prevista una ratifica, puramente formale, di un ministro o del governo.

Non si capisce perché l’Italia o qualunque altro Paese dovrebbe cedere la propria sovranità monetaria a degli organismi privati.

Eppure si capisce benissimo perché le pecore devono cedere la propria lana a un pastore privato: perché il pastore se la prende senza bisogno della loro autorizzazione, essendo egli il pastore ed essi animali inermi e inconsapevoli.

Lincoln e JFK…

Ambedue, per frenare l’indebitamento pubblico, emisero Dollari come Stato (Tesoro) anziché ricorrere alla FED  o a banche straniere; ma in tal modo misero in pericolo il signoraggio praticato dai banchieri a spese dei contribuenti, e furono uccisi: il primo con una pistola, il secondo con un fucile.

Ci sono partiti politici che cercano di cambiare questa realtà?

No. Se lo facessero, sarebbero automaticamente emarginati. Quando qualche politico italiano ci ha provato, il suo partito  lo ha prontamente neutralizzato. Il monopolio del credito e della moneta, cioè la sovranità monetaria, non è semplicemente un mezzo per estrarre ricchezza dalla società a costo zero e senza che la gente capisca, ma anche il principale strumento per governarla.

Come giudica le monete complementari come gli Scec?

Ottimi strumenti didattici per far capire che cos’è la moneta e da cosa riceve valore. Le monete complementari possono essere validi integratori monetari in periodi come l’attuale, o dopo guerre e catastrofi. Funzionano in società corrette e serie. E’ per questo che il circuito della moneta complementare svizzera Wir non ammette italiani (sorride sarcastico).

E’ eccessivo affermare che virtualmente ogni decisione quali guerre, inflazioni, crisi economiche ecc. è in realtà uno stratagemma per creare una sempre maggior dipendenza dal sistema bancario e quindi poter governare con un controllo sempre più avvolgente di popolazioni inconsapevoli?

Generalmente, profitto e potere sono  ciò per cui le organizzazioni, politiche, religiose od economiche, fanno le cose. Sotto varie coperture morali e giuridiche. Giudichi Lei.

Insomma, più si va avanti più si lavora per pagare questi interessi che non sarebbero affatto dovuti.  Si lavora sempre di più ma contestualmente la qualità della vita scende per questo motivo?

La rincorsa esponenziale degli interessi e le inevitabili crisi ricorrenti determinano condizioni di insicurezza, sopraffazione, impoverimento. Oggi a questi fattori si somma il fatto che stiamo rimbalzando contro i limiti fisici dello sviluppo, ossia l’esaurimento di risorse naturali e della capacità della Terra di assorbire l’inquinamento. La decrescita ci sarà presto, ma sarà molto involontaria e molto infelice.

Quale è la percentuale del bilancio statale che serve a pagare gli interessi passivi sul debito pubblico?

Circa il 22%, in aumento.

Siamo schiavi, paradossalmente più schiavi degli schiavi, perché quelli almeno se potevano fuggivano. Noi pensiamo di non esserlo e quindi crediamo di lavorare per pagare il mutuo ecc.

Lo schiavo che sa di essere schiavo e non ha diritto a nulla, si sforza poco, rende poco, non è motivato né responsabilizzato. Il cittadino, e soprattutto il piccolo imprenditore che ha ipotecato la casa e indebitato tutta la famiglia per tirare avanti, sgobba con moglie e figli anche sedici ore al giorno per non fallire, per pagare fisco, banche e fornitori, senza cassa malattia né cassa integrazione né tfr né ferie né diritti sindacali: è lo schiavo perfetto.

Come è possibile che la gente non si renda conto di un meccanismo così perverso che ci strangola l’esistenza? Panem et circenses?

Vulgus vult decipi. La quasi totalità della popolazione non si impegna per informarsi e per capire. E anche se capisse, non avrebbe mezzi per reagire.

Però perlomeno potremmo eliminare o almeno ridurre le nostre esposizioni bancarie, no?

Male non farebbe di sicuro (sarcastico).

In conclusione, la sola risposta sarebbe puntare alla sovranità monetaria. E’ d’accordo?

Come nazioni, alcuni, come il mio amico Nino Galloni (autore di Prendi i soldi e Scappa, e con cui ho scritto La Moneta Copernicana) dicono questa cosa, e cioè che bisognerebbe prendersi la sovranità monetaria togliendola ai banchieri privati, emettere moneta statale senza debito destinandola a impieghi produttivi – ricerca, innovazione, infrastrutture, investimenti – e così rilanciare economia, occupazione, qualità della vita. Ma ciò è irrealizzabile perché i signori della moneta hanno pressoché ogni potere nelle loro mani. E non è nemmeno auspicabile, perché  genererebbe uno sviluppo industriale tale, da produrre in breve una catastrofe ecologica e una guerra mondiale per accaparrarsi le risorse rimaste.

E come singoli individui?

Come singoli, invece, dipende dalle inclinazioni di ciascuno. La scelta è ampia: rassegnarsi, insorgere, fregare il sistema, vivere alla giornata, rimuovere.

Da ultimo, quali consigli concreti può dare ai lettori di Terra Nuova?

In primis evitare investimenti mobiliari, specie titoli e indici strutturati, e soprattutto, lo ripeto, evitare di indebitarsi. E poi cercare di vivere al meglio il tempo che ci resta

 

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