Ecco cosa intendo quando dico che la nostra vita dipende solo da noi e da nessun altro

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Oggi mi scrive un ragazzo che incontro una volta all’anno. Sicuramente tra noi c’è sintonia ma non posso dire che ci conosciamo bene. Ci siamo visti forse 5-6 volte in cinque anni. Per vivere fa delle fiere dove vende artigianato dei Nativi d’America che va a comprare direttamente nelle riserve negli Stati Uniti una volta all’anno, e soprattutto vive in campagna dove fa orto, grano ecc., il tutto per autosostentamento. Sidi, così si chiama, è sempre sorridente e calmo. La sua è una scelta molto consapevole, una decisione che ognuno di noi può prendere in qualunque istante della propria vita. Nella mail che mi ha scritto oggi e che leggerete di seguito, Sidi spiega benissimo quello che sostengo da sempre e che è il messaggio che vorrei trasmettere a chi mi segue, nei miei libri o in questo blog, e cioè che la scelta di stare bene dipende esclusivamente da noi e da nessun altro. Se la scelta di decidere in tal senso è nostra, ne consegue che la responsabilità di non scegliere in tal senso, e quindi di non cambiare, lo è altrettanto. Vi lascio alla lettura. Se vi va di stamparla e appenderla sopra il letto, lo specchio del bagno, il frigo, il cruscotto della macchina o dove vi pare, non vi farà che bene. E magari ringraziando quell’albero che ci ha dato quel foglio di carta su cui abbiamo stampato la lettera di Sidi, ringraziamo anche lui per averla scritta. Io lo faccio adesso. Grazie di cuore Sidi. Ti abbraccio forte. Andrea

Ciao Andrea

Come va? BENE! Sono sicuro che diresti BENE con un sorriso sulle labbra, e non come ti senti dire in giro quando chiedi a qualcuno come va e ti rispondono: “non c’è male,” oppure “abbastanza bene”. A me questo pessimismo cronico fa girare le balle; quando mi chiedono come va rispondo sempre BENE con un sorriso largo. Passi pure che quel giorno molte cose non mi sono andate bene o mi sono falliti alcuni propositi, io dico bene se mi chiedono come va: è un modo per ritrovare quella serenità intrinseca presente in ognuno di noi. A volte sono triste quando vedo che le persone intorno a me, a volte anche i familiari, prendono le cose in modo negativo, sempre pensando in relazione al sistema di vita imposto dalla società: non fanno il passo creativo di immaginarsi un nuovo modo di reagire ai problemi. Poi magari esteriormente si fanno le cose diverse, ma la reazione negativa ai problemi non la sopporto. Un ottimismo aperto è quello che ci vuole.
Comunque ti scrivo per farti i complimenti riguardo al libro che ho letto, il tuo ultimo, “Pecore da tosare”. Sono felice di rendermi conto di come stanno effettivamente le cose; volevo sapere tutto, in modo da mettere avanti una protezione adeguata contro ciò che vogliono farci fare. Mi è piaciuta molto la definizione di schiavi e prigionieri. Mi sento un prigioniero, consapevole di esserlo ma che lavora per fare la differenza con l’atteggiamento interiore. Poi ho riletto l’altro libro, “Non prendeteci per il pil!”: l’ho riletto con gioia. In quello che dici mi ci vedo interamente: mi riconosco in quella spinta a uscire dal sistema e inventarmi un nuovo stile di vita, il quale valuti attentamente il cambiamento interiore. Ogni giorno cerco sempre di creare qualcosa di nuovo; quando non riesco a farlo esteriormente allora interiormente: formulo pensieri e visualizzazioni di vario genere che escono dai parametri e mi donano un’energia positiva. Penso proprio che la vita valga la pena di viverla in modo libero, libero dai condizionamenti, impegnati a cambiare noi stessi e allo stesso tempo servire il prossimo, nel meglio delle nostre capacità. Questo sistema marcio non riuscirà mai a portarmi via quell’allegria che nasce dal contatto con la natura e dalla sintonia con il mio essere profondo. Loro hanno ingaggiato una teatrale partita a scacchi con noi; piano piano ci mangiano quasi tutti i pezzi, ma saremo noi a fare scacco matto.

Un saluto a te e famiglia.

Sidi

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