Spegni la tv (e non solo) e accendi il cervello

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La trattazione di temi decisivi per le sorti dell’umanità e del pianeta stesso, non può prescindere dalla dolorosa presa di coscienza che le popolazioni oggigiorno sono completamente controllate attraverso tecniche di manipolazione mentale che agiscono in ogni settore (visibile e invisibile) del mondo che abitiamo. L’accettazione di tale realtà è talmente dolorosa che la gente comune tende a considerarla una teoria da “complottisti” (che però, guarda caso, dal signoraggio bancario alle scie chimiche, ci “prendono” sempre più spesso), finendo così per “rimuoverla” dalle proprie menti. Sia ben chiaro che questa non è una colpa, perché la rimozione mentale è una forma inconscia di autodifesa. E’ quella che Freud chiamava “sindrome del diniego”, per spiegare come la mente umana tende sempre, per evitare la sofferenza, a non riconoscere la realtà dolorosa. Sempre Freud, in parole più semplici, diceva che “la mente umana non può sopportare troppa realtà” (e per questo la rimuove). Ripetiamo, è un meccanismo del tutto inconscio e nessuno può essere incolpato per questo. Resta però il fatto che vista la piega che le nostre vite hanno preso, sarà opportuno cercare di armarsi di coraggio e provare di affrontare perlomeno alcune di tali questioni.

Queste tecniche di manipolazione mentale hanno l’obiettivo di creare una realtà parallela a quella vera e si configurano dunque come una vera e propria gabbia mentale; ciò significa che per comprenderle dobbiamo dare spazio non tanto (o non solo) alla parte razionale che è in noi, quanto soprattutto a quella inconscia. E questo per il semplice motivo che è proprio sul nostro inconscio che esse agiscono.

Lo strumento principe che dal secondo dopoguerra inquina le nostre menti è senza dubbio la televisione. La televisione agisce attraverso diverse tecniche di manipolazione mentale. Alcune sono volutamente apparenti, così da far credere che siamo in grado di riconoscerle e dunque non rimanerne vittime. E’ il tipico caso di colui che sostiene di non essere influenzato dalla pubblicità televisiva. Nessuno può esserne immune (e la prova provata sono i milioni di euro che le aziende spendono in pubblicità) e il riconoscere tale fatto è la prima forma di autodifesa. Non esporsi ad esse è la seconda e decisamente più efficace. La tecnica dell’apparente riconoscibilità ottiene il risultato di farci abbassare la guardia e agisceno di concerto con altre tecniche che sono invece assolutamente irriconoscibili poiché agiscono sul nostro subconscio. Per svelare la pericolosità unica della televisione possiamo prendere a prestito le parole di Noam Chomsky (docente di linguistica al MIT, non proprio l’ultimo arrivato) che ne “La fabbrica del consenso” scrive: “il postulato democratico è che i media sono indipendenti e hanno il compito di scoprire e riferire la verità, non già di presentare il mondo come i potenti desiderano che vanga percepito”.    

La prima tecnica di controllo mentale è senza dubbio la disinformazione. Poiché la nostra mente è costantemente impegnata a riflettere sui temi che passano per la tivù (e sui media in generale), è su di essi che essa impegnerà i suoi pensieri e non su questioni invece decisive e rilevanti per il nostro quotidiano. Le “notizie” più in generale, sono solo quelle di cui i media danno “notizia”. Se oggi una bomba sganciata da un drone ha ucciso 15 bambini in Afghanistan, ma i media non ne parlano, quel fatto, semplicemente per noi non sarà avvenuto. Come allo stesso modo non occupa di certo i nostri pensieri (perché non lo sappiamo) il fatto che oltre 5 milioni di persone sono morte nella Repubblica Democratica del Congo in una “guerra civile” creata ad arte dall’Occidente per il controllo delle ricchissime risorse (in primis petrolio, coltan, oro, diamanti e legname) del Paese centrafricano. “Notizia” questa mai promossa dai media. E l’elenco è infinito come è infinito l’elenco contrario, cioè l’elenco delle notizie idiote che passano attraverso i media e che per noi diventano così realtà, contribuendo in tal modo, nella nostra mente, alla creazione di un mondo (quello dato dalle notizie idiote) che per noi sarà dunque “reale” e diventerà così “il mondo”. La conclusione è che bisogna mettersi bene in testa che tutto ciò che passa attraverso i media è assoluta e totale disinformazione di massa e la miglior difesa (che al tempo stesso diventa offesa perché libera la nostra mente) è fare a meno dei media.

Un’altra tecnica è quella del progressivo abbassamento del livello culturale dei programmi proposti (non solo in tivù ma dal circo mediatico in generale), ragion per cui oggi le masse hanno raggiunto un livello di capacità critica talmente basso da accettare programmi palesemente idioti quali i famigerati “Grande fratello”, “L’isola dei famosi”, “Chi vuol essere milionario” (prodotti, guarda caso, dalla Endemol, che è una società di proprietà, tra gli altri, della banca d’affari Goldman Sachs). Riflettiamo: quali valori propongono questi programmi? Quelli legati ad una vita banale, frivola e legata al culto del denaro, il che, a livello inconscio, sarà percepito come “vita reale”. Ma questo vale anche per il calcio, la moto Gp e più in generale a tutto ciò che passa attraverso i media. Poiché è estremamente arduo convivere con una dissonanza cognitiva, ne consegue che tendiamo inconsciamente ad accettare ciò che ci viene propinato.

Un’ulteriore tecnica rivolta alle masse è quella del linguaggio infantile e dal forte impatto emotivo. Questo avviene soprattutto in caso di notizie particolarmente “forti” come ad esempio un attentato terroristico (si fa per dire, perché il vero terrorista è il potere). Il linguaggio emotivo, proprio perché accede al nostro subconscio, inibisce la capacità di analisi conscia e razionale, mentre quello infantile stimola, sempre a livello di subconscio, risposte “infantili”.

Ancora: la creazione di miti dello spettacolo, particolarmente tra i giovani, come veline, cantanti, modelle, che diventano così personaggi da seguire ed emulare.

Possiamo andare avanti parlando della creazione, attraverso campagne mediatiche generatrici di paure create ad hoc (basti pensare alla farsa dell’influenza suina) e più in generale alle campagne di “terrore” generalizzato (omicidi, violenze, guerre, bombardamenti, distruzioni, ecc.) che provocano assuefazione e soprattutto paralizzano la nostra coscienza.

Bisogna riconoscere ed accettare (il che non significa accettare in maniera passiva ma accettare come presa di coscienza e quindi di difesa) il fatto che gli esperti di neuroscienze, di cui i media fanno ampissimo uso, conoscono noi stessi molto meglio di quanto ci conosciamo noi.

Veniamo ora alla pubblicità (quella televisiva ma non solo). Essa agisce attraverso strumenti biofisici (frequenza e ampiezza delle onde corticali, frequenza respiratoria, e cardiaca, consumo di ossigeno, resistenza cutanea, tono muscolare, vasocostrizione periferica e altro ancora). La pubblicità non enfatizza mai, e sottolineo mai, le caratteristiche di un prodotto, bensì agisce sul nostro subconscio dandoci emozioni, stimolando stati d’animo, veicolando valori (o pseudo valori), in breve modificando  la nostra percezione del mondo e il panorama cognitivo che abbiamo di esso. I messaggi subliminali, cioè quei messaggi che agiscono sotto la soglia della coscienza e dunque non sono percepibili, la fanno da padrone circa la manipolazione mentale a cui tutti siamo costantemente sottoposti.

Ma a parte la tivù anche altri aspetti della nostra società, apparentemente innocui e che anzi godono di grande credito non solo attraverso le masse ma anche presso persone di elevata cultura (e non a caso), sono lì per manipolarci. Partiamo dall’Istruzione. Scrive Marcello Pamio: “la scuola è il mezzo primario per la manipolazione mentale e culturale. Impadronirsi dei bambini per formarli e condizionarli è nell’agenda di ogni Stato, totalitario o liberale e democratico che sia”. Come avviene ciò? Prosegue Pamio: “Nelle scuole, da una parte l’insegnamento delle materie fondamentali è concepito in modo da prevenire proprio il formarsi di una visione d’insieme (frutto della visione meccanicista dell’esistenza di cartesiana memoria), dall’altro si cerca che le nuove generazioni non dubitino mai che il sistema di potere sia democratico o legittimo”. E per spiegarlo meglio cita a sua volta Chomsky: “Siccome nelle scuole non insegnano la realtà circa il mondo, le scuole devono ricorrere a inculcare negli studenti propaganda circa la democrazia”. Chomsky conclude poi lapalissianamente: “Se [le scuole ]fossero realmente democratiche , non vi sarebbe bisogno di bombardarli [gli studenti] con banalità circa la democrazia”. E del resto basta leggersi “Descolarizzare la società”, un testo del 1971 del grande pensatore Ivan Illich, per comprendere la reale portata manipolatoria della scuola.

Per avere prova di quanto tutto quanto sopra esposto sia vero, basterebbe, con un po’ di coraggio, togliersi da questo mondo che abitiamo tutti i giorni per porsi in situazioni molto diverse. Senza pensare a situazioni più estreme e certamente efficaci a tal fine, quali ad esempio passare del tempo in un lebbrosario in India, in un villaggio africano, in zone dove la civiltà non è ancora arrivata, sarebbe sufficiente metterci in un ambiente più sano (come ad esempio una casa di campagna) e fare a meno di strumenti quali la tv, i giornali, le riviste, il cellulare, l’ipod, l’internet, il supermercato, insomma di tutto quell’armamentario che fa parte del nostro quotidiano e del quale ci pare impossibile vivere senza. A parte il fatto che si vivrebbe benissimo, ciò che ci interessa dimostrare è che la nostra percezione del mondo, i nostri valori, il nostro senso della vita cambierebbero immediatamente. E quello potrebbe  essere il primo passo verso una ritrovata libertà. Provare per credere.

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