Nuove direttive scolastiche dell’Unesco per l’educazione sessuale dei nostri figli

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Nuove direttive scolastiche dell’Unesco per l’educazione sessuale dei nostri figli

21 febbraio 2019 / di  Andrea Bizzocchi    

Agenda 2030: strumento di controllo?

Chi sa cos’è l’Agenda 2030?Ufficialmente è il programma politico dell’ONU per il bene delle popolazioni. In realtà l’Agenda 2030 è uno degli strumenti che l’ONU (o meglio chi sta dietro e manovra l’ONU) utilizza per riorganizzare la società in funzione della tecno-dittatura orwelliana prossima ventura, (peraltro già in avanzatissima fase di realizzazione).

Ormai un anno fa (febbraio 2018), all’interno dell’Agenda 2030, l’UNESCO (il cui primo direttore fu Julian Huxley, eugenetista e fratello di Aldous Huxley, autore de Il mondo nuovo), che è l’agenzia “culturale” dell’ONU, ha valutato di somma importanza fornire nuove direttive per l’educazione sessuale  delle nuove generazioni, a partire dall’asilo e per l’intero ciclo delle scuole dell’obbligo in ambito UE.

Schiavi senza catene

La promotrice di questa bella pensata è stata Audrey Azoluay, che ricopre il ruolo di direttrice generale dell’UNESCO dal 15 novembre 2017. La sua prima mossa, tre mesi appena dopo il suo insediamento, con una tempistica quantomeno sospetta, è stata appunto tale “imposizione” (perché di ciò si tratta).

La Azoulay viene da una importante famiglia ebraica marocchina, è figlia di André Azoulay, consigliere del re Mohammed VI del Marocco, e ha ricoperto tra gli altri incarichi il ruolo di ministra della “cultura” del governo Hollande (che l’ha piazzata all’ONU prima della caduta).

Audrey Azoulay: le nuove linee guida sull’educazione sessuale

L’UNESCO, nel documento composto di ben 139 pagine firmato dalla Azoluay, si premura per il “bene” dei bambini di inculcare nelle loro giovani menti, alcune concetti interessanti e, per così dire, progressisti.

In primis la promozione della contraccezione, dell’aborto, della masturbazione e delle teorie di genere. Ad esempio, il documento indica che all’età di 9 anni uno scolaro dovrà saper spiegare “come l’identità di genere di una persona può non corrispondere al sesso biologico” – e soprattutto, tale scolaro, deve “dimostrare rispetto per l’identità di genere altrui”. A 12, ormai quasi adolescenti e quindi in odore di prime esperienze sessuali, dovranno essere edotti inoltre sul fatto che i rapporti omosessuali sono “piacevoli” e “non portano infezioni”.

Il documento batte in particolare il tasto delle teorie di genere, portando avanti quel piano ideologico di rimodellamento della visione classica dell’essere umano nella sua naturale distinzione biologica tra uomo e donna. La nuova visione prevede uno svariato numero di altri orientamenti sessuali (omosessualità, lesbismo, bisessualità, sessualità fluida, ecc.) che sarebbero, ci dicono, normali né più né meno dell’eterosessualità. Tutto questo viene promosso o attraverso il finanziamento e il sostegno mediatico e politico ai vari movimenti LGBTQ, in quella che è una vera e propria operazione ad ampio raggio di ingegneria sociale, o, ed è questo il nostro caso, attraverso l’educazione scolastica. 

La dittatura è già qui

Il documento prosegue affermando che l’educazione sessuale dei bambini può eventualmente essere sottratta alla famiglia e ai genitori per essere data (in pasto) allo Stato (il che conferma ciò che vado dicendo da tempo, e cioè che i bambini, sono di proprietà dello Stato).

Il documento opera inoltre in generale un vero e proprio ribaltamento dei valori classici. Ad esempio:

diritto dei giovani di godere dei piaceri della carne” (la castità e la verginità, figuriamoci sono valori desueti da cui rifuggire il prima possibile), “messa in discussione dei valori tradizionali insegnati da mamma e papà”, “apertura a ciò che è “nuovo” in campo sessuale”, ivi inclusa la possibilità che non ci si senta bene nel proprio corpo e quindi si proceda con un vero e proprio cambio di sesso (a Londra, circa 50 bambini a settimana, cambiano sesso perché “confusi”) .

Ma non sarà sufficiente “insegnare” queste linee guida.

Seguiranno vere e proprie valutazioni, occorrerà in altre parole verificare che i bambini abbiano effettivamente recepito ciò che devono recepire.

A questa imposizione non si sottraggono nemmeno gli insegnanti che dovranno seguire corsi specifici sull’argomento. Tale “formazione” sarà inclusa nel loro curriculum, cioè coloro che non hanno seguito il corso avranno un punteggio più basso in graduatoria. Tale mossa è ben chiara: gli insegnanti che non si allineeranno saranno fatti fuori tout court, un po’ come quei medici che non si adeguano a vaccinare i bambini, a prescrivere chemio e radio e così via, vengono radiati. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole. La dittatura è già qui tra noi.

Consiglio in particolare la lettura dei seguenti paragrafi:
– Il paragrafo 2.1 del capitolo 2 dal titolo “What is comprehensive sexuality education (CSE)?” (p. 16)
– L’intero capitol 3 dal titolo “Young people’s health and well-being” (p. 21-26)
– Il paragrafo 5.2 del capitolo 5 e in particolare “Key concept 3: Understanding gender” (p. 49)

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