Cambia Vita in 8 semplici passi – Parte 2

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La stragrande maggioranza della gente non cambia perché associa Paura al cambiamento. La paura del cambiamento può manifestarsi in varie forme ma ha perlopiù una radice comune che è la paura dello sconosciuto che troveremo nella nuova situazione. La mente preferisce stare nel “conosciuto” (che pure la fa stare male) dato che sa come gestirlo, piuttosto che nello “sconosciuto” che non conosce (e che, almeno potenzialmente, dovrebbe farla stare bene).
Il nodo della questione è che il nostro cervello è una macchina perfetta che cerca continuamente risposte alla situazione che vive in quello specifico momento. Nel momento in cui il cervello percepisce malessere cerca immediatamente una risposta, una via d’uscita a quella situazione. E la via d’uscita la trova sempre: nel cioccolato, nel gelato, nella pizza, nello shopping, nelle droghe, nelle macchine o in qualunque altra cosa a cui associa piacere. Così facendo il vostro cervello trova immediatamente la risposta al problema “stare male”, al problema “sentirsi giù. Il cervello non cerca altre risposte al problema “stare male” perché, dal suo punto di vista, la risposta l’ha già trovata. C’è da aggiungere che, sempre dal suo punto di vista, la risposta che ha trovato, funziona.Abbiamo già detto la settimana scorsa che la paura è il sentimento che maggiormente dirige le nostre vite. Questo per dire che se noi associamo paura al cambiare non cambieremo mai semplicemente perché non vogliamo provare paura. Si tratta in essenza di neuro-associazioni di cui noi non abbiamo consapevolezza alcuna se non a livello intellettuale (e a volte nemmeno quello). Ma agire a livello intellettuale serve a poco (tutti sappiamo che dovremmo fare “certe cose” per stare bene ma continuiamo a farne altre che invece sappiamo farci “stare male”). Dobbiamo dunque rivolgerci al nostro stato interiore, occorre agire a livello emotivo, perché a dirigere la nostra Vita sono tutte quelle esperienze emotive che abbiamo vissuto sin dalla nostra nascita (in realtà da ancor prima, da quando ci trovavamo nella pancia della mamma) e che sono state registrate nel nostro subconscio.
Occorre dunque cambiare e del resto opporsi ai cambiamenti non ha senso perché la Vita è cambiamento.
I cambiamenti, anche quelli traumatici, come tutto ciò che avviene in natura e per natura, rivestono un senso biologico profondo. Non è dunque il caso di demonizzarli e/o farsene terrorizzare. Essi servono alla nostra sopravvivenza/adattamento al mondo in cui viviamo nonché alla nostra evoluzione psico-fisica. I cambiamenti fanno parte del necessario bagaglio con cui attraversiamo il viaggio della Vita.

Al netto di tutti questi discorsi resta comunque il fatto che se ci troviamo insoddisfatti della nostra Vita occorre cambiare, senza tanti sé e tanti ma. Uno dei metodi più efficaci per farlo è quello di associare dolore al non cambiamento e piacere al cambiamento. Associare dolore al vecchio (conosciuto) e piacere al nuovo (ancorché sconosciuto). Poiché come già sappiamo la mente non distingue tra vissuto e immaginato, se noi, attraverso il potere dell’immaginazione e della visualizzazione, associamo dolore al nostro vecchio comportamento e piacere a quello nuovo, queste associazioni verranno percepite dal nostro cervello come reali. E così facendo creeranno una nuova realtà. Ovviamente questa cosa va fatta con motivazione profonda e perseveranza e fino a che non otterremo i risultati desiderati. Se lo farete con motivazione profonda, perseveranza e fino a che non otterrete i risultati desiderati, vi garantisco che questi risultati arriveranno. Non ho mai conosciuto nessuno motivato e perseverante che non è riuscito a cambiare la propria Vita in meglio. Se si è motivati e perseveranti i risultati arrivano.

Facciamo un esempio semplice. Se ci sentiamo arrabbiati o frustrati o depressi in una determinata situazione, per uscire da quella rabbia o frustrazione o depressione il nostro cervello sviluppa delle strategie di uscita: andare a comprare qualcosa (shopping) è una di queste, prendere psicofarmaci, bere, fumare, mangiare la cioccolato, il gelato, la pizza, oppure infinito altro ancora. E poiché nell’immediato la nutella, il gelato e la pizza ci fanno uscire dallo stato di malessere in cui ci troviamo, il nostro cervello associa piacere alla nutella, al gelato, alla pizza. In tal modo però non risolviamo niente perché sopprimiamo momentaneamente un sintomo del nostro malessere (esattamente come l’aspirina manda via il mal di testa o abbassa la febbre, ovvero sopprime un sintomo) anziché curarne le cause. Il problema non viene risolto alla radice. Anzi, non viene risolto e basta. Ovviamente la questione non è mangiarsi un pezzo di cioccolato ogni tanto bensì usarlo come mezzo per uscire dal nostro malessere. In questo caso si verifica necessariamente un abuso che diventa inevitabilmente una vera e propria dipendenza. Questo vale per il cioccolato, il gelato, la pizza, la sigaretta, le droghe, gli alcolici, lo shopping, ecc.
Una persona che si trova in questa situazione dovrà dunque associare dolore alla cioccolata o alla pizza e piacere allo smettere di esserne dipendenti. Occorre sostituire il cioccolato con qualcosa d’altro che ci faccia stare bene.
Per cambiare dobbiamo “sentire” il dolore che ci verrà dal non cambiare e “sentire” il piacere portato dal cambiamento.
Mi domandate quando dovete cominciare a fare questo lavoro? Adesso. E tanto per essere chiari è vostra assoluta responsabilità farlo: solo vostra e di nessun altro.
Cambiare non è mai una questione di possibilità e/o di capacità (che abbiamo tutti) ma sempre ed unicamente di motivazione, di volontà, di determinazione, di perseveranza nel raggiungere quel cambiamento che vogliamo.
A ognuno la Vita che si merita.

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