Che gli Stati già non esistano più è un’evidenza inconfutabile. E se non esistono più, perché continuare a votare, ad accapigliarsi tra questo e quel partito, per questa o quella politica messa in atto dal governo di turno, a pagare tasse, ecc.? Dire che oggi le multinazionali (o meglio chi gli sta dietro) e gli organismi sovranazionali (o meglio chi gli sta dietro) condizionano pesantemente le decisioni degli Stati è un puro eufemismo. Fanno molto, molto di più. Decidono per filo e per segno quello che gli Stati devono e possono fare o non fare. Del resto sia le multinazionali che queste istituzioni sovranazionali posseggono e/o finanziano l’istruzione, la ricerca medica, la politica e tutto il resto. Si può ancora credere che lo fanno per il bene della gente? Continuare ad ascoltare quel beota di Renzi (o Obama o chiunque altro) significa non aver capito assolutamente niente di come stanno le cose e del funzionamento del meccanismo. I suddetti non decidono nulla se non quel quotidiano del tutto insignificante che serve a distrarre la gente dalla realtà e dal mondo che i “sopra” stanno costruendo. Continuare a votare, a leggere giornali, ad accapigliarsi su tutte le questioni che i media mettono in prima pagina, non serve a nulla se non a darci l’impressione che serva a qualcosa. Le menti dietro questi progetti di controllo globale sono altre, lontane, sconosciute e non vanno di certo a finire nella prima pagina di “Repubblica”, del “Fatto” o del “New York Times”. Il lato buono di questa storia (perché ogni cosa ha un suo lato buono) è che sempre più gente lo sta capendo e si impegna a diffondere questa consapevolezza.
Dunque chi sono queste menti? Chi c’è dietro (e sopra) tutto questo? Possiamo genericamente indicare coloro che stanno sopra come una specie di cartello bancario/finanziario (che a cascata detiene poi anche tutti gli altri poteri) che accresce sistematicamente il proprio controllo attraverso la creazione di denaro dal nulla, denaro gravato di interessi che non esistono, accollandone poi il peso agli Stati, cioè alla società, cioè a coloro che stanno sotto. Per questo esistono il debito (pubblico, delle aziende, privato), per questo esistono le privatizzazioni (uno strumento di rapina delle popolazioni attraverso la leva del debito), per questo esistono le cicliche crisi economiche (che impoveriscono i poveri e arricchiscono i ricchi), per questo esiste la spada di Damocle dell’obbligo della crescita economica (altrimenti come si pagherebbero questi debiti che non esistono?).
La questione non è come comunemente si crede di accentramento di ricchezza (anche se ovviamente c’è anche quello) quanto piuttosto di accentramento di potere da parte di quei pochi “sopra”, accentramento di potere che contestualmente erode i diritti, anche i più semplici come quello alla Vita, dei “sotto”. E il potere, l’ho già scritto mille volte, è prima di tutto una forma mentis, una vera e propria mania di controllo (cioè una malattia, ma tant’è).
Se i “sotto” fanno sempre più fatica a vivere dunque, non è perché sempre più gli stanno venendo a mancare i mezzi concreti per farlo (ancora ne abbiamo e anche troppi se è per questo), ma semplicemente perché quelli “sopra” gli rendono la Vita sempre più difficile attraverso una infinità di modi (tasse e imposte varie, sempre più burocrazia, più leggi, più controllo, tanto per citarne alcuni). Insomma, inventano il gioco, ne fanno le regole, obbligano tutti a giocarci e cambiano le regole a loro piacimento quando gli vien comodo.
Vien da domandarsi: perché i “sopra” (che sono pochi, pochissimi. Qualche decina o centinaia direi) sono in grado di manifestare tanta potenza, mentre i “sotto” (che sono miliardi) non fanno che subire? Essenzialmente perché i “sopra” sono “malati” e trafficano senza sosta per controllare e dominare. E’ l’obiettivo della loro Vita, si alzano la mattina e vanno a dormire la sera con quel pensiero fisso in testa. Ne sono ssessionati. Sono dei veri “compulsivi” in questo senso. I “sopra” per di più, sono uniti da una visione e una comunità d’intenti, mentre i “sotto” sono perennamente divisi su tutto (dal partito per cui votare, alla squadra di calcio per cui ci si arriva ad ammazzarsi, ecc.). La storia della divisione su tutto è ovviamente pilotata dai “sopra” attraverso quella vecchia politica con cui si controllano la storia e i popoli da millenni: divide et impera. Nulla di nuovo sotto il sole.
A volte i “sotto”, perlomeno qualche “sotto”, provano a resistere ma non hanno effettive speranze di riuscirci perché nel momento in cui ci si provano si pongono automaticamente al di fuori della legge (che è fatta dai “sopra” e quindi per se stessi e contro i “sotto”). Tanto per dirne una vediamo il Movimento No Tav e le varie accuse, tra cui quelle di atti terroristici, ai suoi sostenitori. Bisogna capire che il terrorista è chi distrugge (anche se lo fa a norma di legge) e non chi fa qualcosa per cercare di evitare questa distruzione (e con ciò si pone contro la legge). La legge non è (non dovrebbe essere) giusta perché è legge, ma legge perché è giusta.
E’ in questo senso che parlo di Stati Uniti “non responsabili” ma mero strumento di esecuzione e sempre in questo senso parlo di imperialismo forzato degli Usa. La cosa tra l’altro è immediatamente comprensibile se solo pensiamo che gli Usa sono tecnicamente in bancarotta ormai da tempo e vengono mantenuti in vita principalmente (ma non solo) attraverso l’imposizione della propria moneta al resto del mondo (o quasi) e dei prodotti bancario/finanziari delle sue grandi banche; guarda caso, sia il dollaro (la Fed) che le sue “grandi banche” sono nelle mani dei “sopra”. Sono dunque il signoraggio del dollaro, i derivati, le cartolarizzazioni, ecc. a rappresentare quel primario meccanismo di controllo che genera una specie di signoraggio mondiale che accentra il potere e il controllo nelle mani dei “sopra” e tiene sempre più sotto i “sotto”. Non sono gli Usa, gli Usa sono la facciata; è che ci c’è dietro.
Ma la sostanza di tutto questo discorso è però un’altra, e cioè che trovandoci tutti quanti immersi fino al collo in questo ginepraio e con prospettive poco allettanti per il futuro, io continuo a pensare che l’unico modo per vivere bene è pensare all’oggi e non al domani, sforzandosi di vivere senza paura (che è la forma principale di controllo) e anzi cercare di farlo a modo nostro e sfrontatamente (almeno per quello che possiamo), smettendo di farci la guerra tra noi “sotto”, cominciando a disobbedire alle regole dei “sopra” e contestualmente cercando di inventarsi un gioco di cui siamo noi a fare le regole. La questione diventa a questo punto di vivere con fiducia nella Vita e non con fiducia nel Sistema. In altre parole, smettere di credere nel Sistema e non chiederne sempre più (più economia, più leggi, più medicina, più, più, più) come a me pare che molti, tanti, troppi “sotto” stiano ancora facendo.