Il “bucket ice” e la manipolazione senza fine

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Le masse, dispiace dirlo, vengono indirizzate come greggi di pecore. In questa estate il cui clima è stato manipolato a piacimento, un’altra, l’ennesima, forma di manipolazione (questa volta delle menti) è esplosa nelle ultime settimane sui social network, poi ripresa da giornali e telegiornali: parliamo del “bucket ice challenge” per la raccolta fondi contro la SLA. Sia chiaro, si scrive questo ben consapevoli della tragedia di chi purtroppo di questa malattia ne è vittima.

Ma non è questo il punto in questa sede. Il fatto è che tutto nel nostro mondo è una grande bugia ma tutto viene in qualche modo percepito come “realtà”.

Mi domando come si può credere che in un mondo in cui il denaro viene creato a piacimento, un mondo in cui il denaro finanziario (che per inciso è il primo responsabile della “crisi”) è infinitamente superiore all’economia reale, un mondo in cui quando è stato ora di salvare le banche i soldi sono saltati fuori come il coniglio dal cilindro del prestigiatore, un mondo in cui i soldi per produrre armi e bombardare il cattivo di turno (sempre gli altri, mai l’occidente democratico) ci sono sempre, e si potrebbe andare avanti all’infinito con gli esempi, mi domando, dicevo, come è possibile credere che ci sia bisogno di racimolare denaro dalle masse (tra l’altro un modo, sia detto di passata, per rubargli soldi e con ciò impoverirle ulteriormente, come se tutto il resto non bastasse) per la ricerca contro questa malattia (indotta, ma lasciamo pur perdere altrimenti non se ne esce più). E’ così difficile capire che le masse “devono” essere ammalate (di SLA o di qualunque altra cosa) per questioni di controllo e dipendenza (se uno sta male è dipendente dall’intero apparato medico-farmaceutico)? Non sarebbe anzitutto sensato domandarsi il perché di questa esplosione, negli ultimissimi decenni, di malattie neurodegenerative?

 

Ma a parte tutto questo, ciò che scandalizza e dispera è che vengono create realtà di un livello di idiozia assoluto e la gente, invece di incazzarsi o meglio ancora non farci caso, ci si esalta, ci perde tempo, le “diffonde” sui sociali network credendo di fare del bene. Obama, Renzi, o piuttosto il calciatore o il cantante o l’attore famoso (che, bisogna metterselo in testa e smetterla di invidiarli e idolatrarli, sono dei “poveretti” esattamente come la persona normale che ha perso il lavoro, tanto è vero che sempre più spesso si ammazzano anche ai “piani alti”. Il sistema fa stare male tutti e non guarda in faccia nessuno) si fanno versare un secchio d’acqua fredda in testa e la gente fa la stessa cosa. La gente ride, si diverte, vive in uno stato di sonnambulismo perenne, anestetizzata dal baraccone massmediatico.

Ma davvero ci possiamo trastullare così quando ci sono guerre ovunque, quando 24.000 persone muoiono quotidianamente di  fame, sete e malattie correlate, quando abbiamo inquinato (e continuiamo a farlo, momento dopo momento), tutti i mari, le terre, l’aria? Non si può più fare il bagno al mare e qualche esperto suggerisce che non dovremmo neppure respirare tanto elevato è il tasso di inquinamento, e ci facciamo prendere per il culo dal “bucket ice” e da tutto il resto? Viene rappresentata una realtà che non c’è, che non esiste. Dove sono tutto questo divertimento e felicità? Dallo stress alla depressione, dagli omicidi ai suicidi a tutto il resto, basta guardarsi attorno per capire come stanno le cose (e non per colpa della “crisi”. La “crisi”, a chi ha avuto il coraggio di rimettere in discussione i paradigmi dominanti del mondo contemporaneo, dal successo” al consumismo, ha fatto solo bene perché gli ha permesso di guardare la realtà con occhi diversi e quindi di cambiare strada).

 

Davvero non riusciamo più a distinguere la finzione dalla realtà? Il fatto è che le armi di “distrazione di massa” messe in campo da chi comanda e controlla sono talmente imponenti, omnipervasive, continue (sempre, in ogni momento, in ogni secondo della nostra vita, siamo sottoposti a “stimoli” di questo tipo. La mente non ha mai tempo per recuperare e pensare davvero. Noi non pensiamo mai perché i nostri pensieri sono indotti sempre). Ci sarebbe poi da aggiungere che le masse non “capiscono” tutto ciò anche per un semplice istinto di sopravvivenza. L’infelicità e il dolore di questo mondo in guerra (in tutti i sensi, tra umani, agli animali, alla Natura) sono talmente profondi, sedimentati nel nostro subconscio, che farsi rincoglionire dal “circo dei media” è l’alternativa a tirarsi un colpo in testa.

Sia chiaro, nessuno ha facili soluzioni in tasca, ma per provare a cambiare qualcosa è  anzitutto necessario ripartire vivendo con un po’ di dignità e rispetto verso noi stessi. Insomma, smetterla di farsi prendere per il culo da queste cazzate.

 

Viviamo in un’enorme menzogna. Mi rendo conto che è difficile da digerire ma l’intera realtà è costantemente manipolata e soprattutto creata a piacimento dai media. Ergo, l’intera realtà è una enorme menzogna, e lo è anche quel poco di realtà vera che viene lasciata passare perché se ciò accade è per un preciso fine: quello di far credere che sta a noi saper distinguere tra menzogna e realtà. In realtà ciò serve solo a perdere tempo, dissipare energie, creare stati d’animo, veicolare emozioni (perlopiù negative), in breve a confondere e lasciare così storditi cosicché si arriva inevitabilmente ad un punto in cui si preferisce lasciar perdere e accettare passivamente tutto ciò che ci viene propinato. Se anche non lo accettiamo consapevolmente lo facciamo inconsapevolmente (nel senso di condizionamento subliminale) e la cosa è anche peggiore. Le menzogne in quanto tali sono create ad arte, poi diffuse dai soliti mezzi di (dis)informazione, tutti gestiti, nessuno escluso, dai soliti “poteri forti”. Se riusciamo a capire che nulla ma proprio nulla di ciò che viene detto, scritto, urlato, è casuale (nei contenuti, nei modi, nei toni, nei tempi, ecc.) abbiamo già fatto un primo passo nella riconquista di una seppur parziale libertà di pensiero. Ma bisogno capirlo davvero e agire di conseguenza.

 

Ciò premesso, poiché in questo momento fuori c’è il sole seppur velato dalle onnipresenti scie (e la gente continua a credere ai cambiamenti climatici) anziché perdere tempo a scrivere questo articolo, farò un più rapido copia/incolla del paragrafo II, capitolo IX, del mio “Euroballe” (forse il più esplicativo dei tre che compongono la trilogia sui poteri economico-finanziari responsabili della situazione in cui ci troviamo) che mi pare spieghi bene l’intera situazione dal punto di vista della manipolazione mediatica e della creazione di realtà.

 

 

L’informazione, la televisione e i media di regime per controllare le popolazioni

 

Se non state attenti, i mass media vi faranno odiare le persone oppresse e amare quelle che opprimonoMalcolm X

 

I media rappresentano i principali mezzi di controllo “dolce” delle masse e quindi non è certo un caso che siano in mano ai poteri forti (110).

110Il 90% di tutto ciò che guardiamo, leggiamo o ascoltiamo è controllato da 6 megacorporations (GE, News Corp, Disney, Viacom, Time Warner, Cbs). Nel 1983 erano 50. Queste 6 megacorporations sono  controllate dall’oligarchia finanziaria attraverso quelli che vengono definiti tecnicamente “gradi di separazione” (cioè loro uomini o società di comodo)

Nel paragrafo successivo analizzeremo quelle che secondo Noam Chomsky sono le dieci regole applicate dai media di regime con l’obiettivo precipuo del condizionamento mentale e culturale della popolazione. Ma è bene che il lettore comprenda come si può giungere alle stesse conclusioni semplicemente utilizzando il buon senso e la capacità di osservazione e riflessione. Procediamo dunque con esempi estremamente semplici partendo dalla televisione. Il livello intellettivo e culturale proposto dalle televisioni tende sempre a un progressivo abbassamento. Una prima ragione di ciò è che così facendo i programmi raggiungono fasce sempre più ampie di popolazione (quindi share sempre più alti, quindi maggiori introiti pubblicitari). E’ una ragione meramente economica. L’altra ragione, più sottile e anche molto più insidiosa, è che i programmi televisivi propongono modelli da imitare (veline, soubrette varie, sexi presentatrici, cantanti, cuochi, chi più ne ha più ne metta) che sono, in generale e fuori di offesa gratuita, dei perfetti imbecilli. A questo punto l’aspirazione più alta delle masse diventa l’imitazione dell’imbecille di turno. A questo serve l’abbassamento progressivo del livello culturale proposto dai programmi televisivi. Scrive Marco Pizzuti: … le nazioni vengono mantenute dai mass media su livelli intellettivi così bassi e infantili da essere ormai diventate prevedibili come scolaresche di bambini. Non è quindi un fatto casuale se degli idioti sfacciatamente ignoranti, ma utili, vengono continuamente trasformati in idoli da seguire e da imitare dalle masse, mentre gli intellettuali scomodi vengono emarginati e messi a tacere”.

Si dice spesso che la televisione e i media in generale riflettono la società. Per fare un’affermazione del genere bisogna essere o in perfetta malafede o imbecille come quegli imbecilli di cui sopra, perché chiunque ha conservato un minimo di cervello raziocinante é in grado di capire che la televisione e i media non solo non riflettono la società ma fanno anzi l’esatto opposto: la creano. Se noi riflettiamo in maniera disincantata sul mezzo televisione, un mezzo di fruizione passiva, sia mentale che fisico (a parte il pollice che “flippa” sul telecomando) con un tasso di penetrazione incredibile (è praticamente in ogni casa; peggio, è virtualmente in ogni stanza di ogni casa), capiamo benissimo come il suo potere, e con ciò il potere di chi la controlla, è semplicemente infinito. E lo è ancor di più perché la si fa passare per mezzo innocuo, un mezzo che “dipende dall’uso che se ne fa”. Non è affatto così. E’ ovvio ad esempio che una televisione che propone violenza e omicidi creerà naturalmente una società violenta. Una televisione che vende sesso creerà una società alla ricerca di sesso (con tutte le perversioni, cioè espressioni di disturbi mentali, a cui siamo arrivati) e non di amore (che è un’altra cosa). Nei più sperduti villaggi dell’India rurale da quando è arrivata la televisione gli uomini hanno preso a picchiare le loro mogli perché non sono “belle” come quelle che vedono in TV e nelle isole polinesiane, solo pochi anni dopo l’arrivo della TV sono comparse anoressia  e bulimia. Non so a voi ma me non fa affatto ridere.

         Venendo allo specifico dell’informazione, i nostri pensieri, i nostri ragionamenti, le nostre riflessioni, saranno sempre veicolati dalle informazioni che vengono passate dai media di regime. I fatti diventano fatti solamente nel momento in cui se ne parla, e più se ne parla più diventano “fatti”. I “fatti” diventano tali (e con ciò condizionano il nostro modo di vedere il mondo e la vita) solo nel momento in cui “tutti” ne parlano. Ad esempio, i 24.000 esseri umani che muoiono quotidianamente  di sete, fame e malattie correlate, non sono “fatti” nella nostra vita ma la soubrette che va in TV senza mutande (e “tutti” ne parlano) sì. L’intero arco della programmazione televisiva, dallo sport ai giochi a premi, dai reality all’informazione più becera (cronaca nera, sesso, gossip), e via di questo passo, ha l’obiettivo (oltre che di rincoglionire lo spettatore) di creare una realtà che diventa tale proprio nel momento in cui passa per la TV. La realtà di per sé virtuale diventa reale nel momento stesso in cui tutti ne parlano (TV, giornali, quindi al lavoro, al bar, sui social network) e da questa fonte unidimensionale di informazione-intrattenimento derivano i nostri schemi di pensiero e comportamentali. Non è certo un caso che i programmi televisivi propongono valori (si fa per dire) che sono quelli della società in cui viviamo: denaro, status symbols, disimpegno, “successo”. Ciò che fanno è invece produrre un sistematico appiattimento mentale e culturale che si trasforma in vuoto e disimpegno nei confronti dalla vita e dei problemi autentici. La finzione diventa realtà e per la realtà vera non c’è più posto.

Sono i media che decidono quali informazioni dare, come darle, quale risalto dargli, per quanto tempo darle (un giorno, una settimana, un mese), quale target di pubblico raggiungere ecc. Sono loro che dettano sempre, per ogni “notizia”, in ogni secondo, le regole del gioco. Nulla che passa per la tivù è genuino e autentico e noi, consapevoli o meno che siamo,  non possiamo che adeguarci, a meno di decidere di non giocare a quel gioco (cioè buttare la TV o comunque non informarci). Qualunque programma televisivo, per non parlare della pubblicità, è un concentrato di tecniche di condizionamento psicologico volte a condizionare i suoi fruitori (passivi) a livello subliminale, e per fare ciò si avvale di esperti di neuroscienze, cioè le scienza atte al controllo manipolatorio della mente. Un programma o una pubblicità dunque, agendo a livello subliminale, cioè sotto la soglia della coscienza, ci condizioneranno inevitabilmente e tutta l’attenzione e la consapevolezza del mondo non bastano ad evitarlo; la consapevolezza è un livello della coscienza, il livello subliminale è sotto la coscienza. Anche per questo non è un caso che la TV diventa una droga (tanto più pericolosa perché la si crede innocua e comunque di essere in grado di gestirla) che come tutte le droghe crea assuefazione. La cosa è talmente palese che si parla senza reticenze né vergogna o imbarazzo di teledipendenza, quasi che fosse una cosa normale e non invece gravissima. Tutto questo per dire che non ci si rende conto che una massa di teledipendenti rappresentano al tempo stesso una massa di persone incapaci di pensieri critici, persone che ragionano (si fa per dire) per schemi di pensiero indotti (che equivale a non ragionare). Questo sono le masse e questo è il potere della tivù. 

Chi ha capito profondamente, intimamente, davvero, il potere di controllo e condizionamento della televisione, l’ha gettata, come merita, nel cassonetto dei rifiuti. Non ci sono altre soluzioni.

 

Fin qui il paragrafo riportato dal libro. Aggiungo solamente due o tre concetti basilari. Il primo è che con lo sviluppo degli strumenti tecnologici è cresciuto di pari passo la capacità manipolatoria della realtà (la realtà di un quindicenne, ma non solo, è quella di youtube e simili).

Secondo punto: che si tratti di tv, internet, radio o giornali, non sposta i termini della questione. Chi gestisce i media è perfettamente in grado di creare la nostra realtà e con ciò di farci ridere, piangere, svagare, disperare, a comando. E’ in grado di decidere chi sono i nemici cui dobbiamo fare la guerra (in questi giorni Putin e gli estremisti islamici dell’Isis*. Israele invece no) e di cui dobbiamo avere paura, ma anche, e qui cominciano i drammi più grandi, portare le masse ad un livello di follia così avanzato per cui si arriva a compiere atti inconsulti (le pagine delle cronache ne sono piene). Mi si dirà che si tratta di atti estremi, e certamente lo sono. Ma sono indicativi del livello di sbandamento collettivo che pervade la nostra società. Sarà meglio rifletterci piuttosto che bollarli come atti inconsulti di qualche folle isolato. In breve, la nostra vita, diretta dai media e dall’informazione, così com’è, non è altro che una pura illusione. Ma è una illusione che crea una realtà tragica.

*Apriamo qui una breve parentesi. Mi domando come dovrebbero combattere i “terroristi” se li bombardiamo dall’alto con droni pilotati da basi militari distanti migliaia di chilometri dal campo di battaglia? Dovrebbero forse farci accomodare? Dire “avanti prego?” All’Occidente, che blatera di terrorismo, vorrei ricordare che le vittime civili delle guerra afgana e di quella irachena, il 92% delle vittime totali, sono state causate dai nostri precisissimi missili e dai nostri super equipaggiati e addestrati soldati, e non dai “terroristi”. Chi è il terrorista?

Nel mondo sopra descritto riuscire ad avere un pensiero indipendente è difficilissimo, infinitamente più complicato di quanto si possa immaginare, ma ammetterlo è il primo ineludibile passo se davvero si vuole provare a cambiare qualcosa.   

Quando faccio incontri pubblici e mi si domanda come mi “informo”, la mia risposta è che prima di tutto mi preoccupo di non farmi “disinformare”. Nel mondo che abitiamo nessuno è vergine e puro, men che meno il sottoscritto. Esiste però un modo di vedere la realtà, di guardare alla vita, di affrontare certi accadimenti, di valutare ciò che accade in un modo piuttosto che in un altro, che non dico portino alla verità ma perlomeno ci tengono più distanti dalla menzogna.

Il resto, cioè quella libertà di pensiero e di condizionamento che sono le prerogative indispensabili per capire la realtà e il mondo che ci circonda, viene di conseguenza.

Allontanarci per quanto possibile da questo mondo inquinato e virtuale e tornare al contatto diretto con i nostri simili (e non a rapporti mediati dai gingilli tecnologici) e con la Natura, è il primo passo per tornare a vedere, sentire, toccare, ascoltare e anche odorare, quella realtà che esiste tutt’attorno a noi, e aspetta solo, pazientemente, di tornare ad essere abbracciata.

Buona Vita

Andrea Bizzocchi

4 settembre 2014

 

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